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MENTRE LA VITA SCORRE VELOCE FA BENE, OGNI TANTO, FERMARSI A RIFLETTERE..
L’Universo, la Vita, la Coscienza
Roberto Ronchetti
Professore Emerito di Pediatria- Università “La Sapienza” di Roma
Presidente Sezione Laziale Medici per l’Ambiente - ISDE
In
ogni
secolo
gli
esseri
umani
hanno
pensato
di
aver
capito
qualcosa
di
vero
sull’Universo,
l’Uomo
e
la
Coscienza;
in ogni secolo, si è capito che avevano sbagliato.
Da ciò segue che l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che sono sbagliate.
Isaac Asimov
L’universo
Fino
a
pochi
anni
addietro
chi
si
interessava
a
livello
amatoriale
di
cosmologia
era
affascinato
da
nozioni
come
i
buchi
neri
(ricordate
il
grande
astrofisico
Hawkins
che
filosofa
pressoché
immobilizzato
su
una
seggiolina
semovente)
,
imbuti
dove
la
materia
scompare
forse
per
andare
in
un
altro
universo,
al
limite
dei
quali
buchi
neri
c’è
“
l’orizzonte
degli
eventi”,
limite
invalicabile
del
nostro
universo,
nato
13,7
miliardi di anni or sono con il big bang.
Andando
indietro
nel
tempo
gli
scienziati
si
avvicinarono
sempre
più
con
le
loro
equazioni
al
tempo
zero
quando
tutto
avrebbe
avuto
inizio:
ho
letto
che
si
può
risalire
fino
a
qualche
minuscola
frazione
di
secondo
dopo
il
big
bang
quando
tutto
l’universo
con
i
suoi
miliardi
di
galassie
era
contenuto
in
una
pallina
delle
dimensioni
di
un
centesimo
di
millimetro:
poiché
con
le
equazioni
di
Einstein,
ammesso
che
esse
siano
ancora
valide
a
quel.
punto
non
si
può
credibilmente
andare
più
indietro
è’
stato
necessario
ammettere
che
non
sapevamo
abbastanza.
Si
è
elaborato
allora
un
nuovo
modello
cosmologico,
anche
sulla
base
di
moltissime
nuove
acquisizioni
sperimentali,
che
ipotizza
che
viviamo
in
un
universo
che
non
ha,
come
ci
sembra,
quattro
semplici
dimensioni
(tre
dimensioni
spaziali
e
una
dimensione
irreversibile
che
è
il
tempo)
ma
ne
ha
bensì
dieci
o
undici
e
che
tutta
la
materia
visibile,
gli
già
citati
miliardi
di
galassie,
non
rappresenta
che
l’uno
percento
al
massimo
di
ciò
che
esiste
perchè
il
trenta
per
cento
della
materia
che
esercita
forza
di
gravità
è
“
materia
oscura”
cioè
invisibile
perchè
non
emette
luce
e
che
il
settanta
per
cento
della
energia
dell’universo
è
una
stranissima
forma
di
energia
(“con
pressione
negativa”)
detta
“energia
oscura”:
Cioè
noi
viviamo
in
un
universo
formato
in
maniera
pressoché
totale
da
componenti
che
non
sono
visibili
e
di
cui
sperimentiamo
solo
la
forza
di
gravità..
Un
punto
cruciale
di
tutte
le
attuali
evidenze
scientifiche
è
che
esiste
ed
è
descrivibile
un
“pre-big
bang”
quando
nelle
perturbazioni
del
vuoto
quantico
esistevano
delle
esoteriche
particelle
dette
“dilatoni”,
per
causa
delle
quali
particelle
l’universo
si
andava
contraendo
fino
alle
dimensioni
infinitesime
da
cui
emerse
il
nuovo
universo
con
il
big
bang
La
scienza
attuale
suggerisce
quindi
che
l’immane
voragine
del
tempo
passato
non
si
esaurisce
al
lontanissimo
ma
pur
immaginabile
evento
di
14
miliardi
di
anni
fa
ma
sprofonda
in
un
baratro
di
tanti
cicli
succedentisi
di
distruzione
e
riedificazione,
come
i
Veda,
'antichissima
raccolta
in
sanscrito
di
testi
sacri
dei
popoli
“arii”
,
avevano
sostenuto
alcuni
millenni
addietro
(2000-1000
ac).
Il
big
bang
sarebbe
l’ultima
di
tali
esplosioni
che
ancora
oggi
provoca
l’allontanamento
sempre
più
veloce
delle
galassie:
sotto
la
spinta
di
questa
immane
forza
centrifuga
siamo
sempre
più
soli
in
un
universo
oscuro
di
cui
ci
dobbiamo
convincere
di
conoscere
quasi
nulla.
C’è
persino
chi
sostiene
che
l’universo
attuale
sia
uno
dei
tanti
possibili
universi
che
potevano
scaturire
dal
caos
primigenio
e
che
è
probabile
l’esistenza
di
universi
paralleli,
forse
anche
comunicanti fra loro e dominati da leggi che oggi appaiono al di sopra del comprensibile.
Si
tratterebbe
quindi
di
un
caso,
di
un
miracolo,
o
meglio
di
una
serie
lunga
di
miracoli
il
fatto
che
si
sia
formato
un
universo
a
quattro
dimensioni
apparenti
,
che
si
sia
formata
la
materia,
che
si
siano
organizzate
delle
galassie,
dei
soli,
l’incandescente
pianeta
terra
che
in
oltre
quattro
miliardi
di
anni
è
invecchiato,
si
è
raffreddato
ed
è
divenuto
come
lo
vediamo
oggi:
tiepido,
con
una
vivificante
atmosfera,
ricco
di
acque,
adatto
alla
vita.
Infinitesimo
punto
dello
spazio
e
del
tempo,
prodigio
miracoloso
e
del
tutto improbabile. Ma esistente.
Ci
sarebbe
da
avere
paura,
direi
sgomento.
Forse,
Prometeo,
quando
ebbe
a
sua
disposizione
l’immane
forza
del
fuoco
sottratto
agli
Dei,
provò
qualcosa
di
simile,il
terrore
di
essere
inadeguato
al
potere
che
la
conoscenza
nuova
conferiva
alla
umanità
ignorante
e
rozza.
O
forse
questo
sentimento
provarono
Fermi
e
gli
altri
scienziati
quando
nel
deserto
di
Los
Alamos
videro
per
la
prima
volta
il
bagliore
sinistro
dell’energia atomica.
E
ti
viene
da
pregare:
“Dio
proteggici
dai
frutti
proibiti
della
conoscenza”,
perchè
non
c’è
dubbio
che
la
ignoranza,
che
ti
consente
di
bearti
dei
fiori,del
vento
primaverile
e
del
caldo
cielo
azzurro
e
senza
sovrastrutture
mentali,
è
molto
preferibile
allo
stato
angoscioso
di
chi
sa
ed
è
capace
di
prevedere
il
futuro.
La vita
C’è
chi
ritiene
che
le
eterne
leggi
fisiche
che
hanno
generato
i
cicli
cosmici,
la
materia,
la
luce,
le
curvature
giuste
dello
spazio
e
del
tempo
e
tante
altre
caratteristiche
fisiche
dell’universo,
esistano
non
per
caso
ma
con
uno
scopo
ben
preciso
,
quello
di
far
si
che
all’interno
di
una
galassia
ci
fosse
la
possibilità
di
scaldare
ma
non
troppo
un
pianetino
che
potesse
ospitare
un
processo
delicato,
vulnerabile
ma
con
un
fine
di
altissima
qualità.
Tale
processo,
utilizzando
tutte
le
leggi
fisiche
esistenti,
doveva
catturare
e
finalizzare una energia speciale che certamente esiste nel creato e che è in grado di far sviluppare la
Vita
.
Poiché
tutti
gli
esseri
viventi
sono
singole
cellule
o
organismi
pluricellulari
possiamo
cercare
di
capire
la
natura
della
vita
guardando
alla
cellula
o
agli
organismi
unicellulari.
Vorrei
fare
l’elogio
dei
batteri.
Nei
quattro
miliardi
di
anni
in
cui,
prima
da
soli
poi
insieme
ad
altri,
questi
esseri
viventi
unicellulari
hanno
popolato
il
pianeta,
essi
hanno
inventato
e
praticato
tutti
i
processi
biologici
essenziali:
fermentazione,
fotosintesi,
fissazione
dell’azoto,
respirazione,
hanno
inventato
tutti
i
metodi
di
movimento.
Poiché
possono
scambiare
il
loro
DNA
in
modo
orizzontale
(scambiare
messaggi
genetici
senza
bisogno
di
passare
attraverso
cicli
generazionali,
il
che
è
come
saltare
in
uno
stagno
con
gli
occhi
neri
ed
uscirne
con
gli
occhi
azzurri)
si
può
dire
che
tutti
i
batteri
costituiscano
una
specie
unica
e
siano
in
realtà
una
rete
vitale
che
avvolge
il
pianeta,
rete
assai
più
perfetta
del
nostro
rozzo
mezzo
di
comunicazione
globale
(internet)
e
con capacità tecniche che fanno apparire primitiva la nostra più avanzata ingegneria genetica.
Parlando
della
vita
siamo
di
solito
portati
a
concentrare
la
nostra
attenzione
su
“l’origine
della
vita”.
Ma
la
vita
non
và
guardata
come
un
singolo
evento,
come
se
quando
un
primordiale
micro-organismo
prese
forma
emergendo
dall’ambiente
(o
forse
dicono
alcuni
provenendo
da
una
cometa)
potesse
considerarsi
compiuto
il
miracolo
della
fecondazione
del
pianeta,
il
miracolo
della
vita.
In
realtà
il
miracolo
o
infiniti
miracoli
si
sono
ripetuti
non
solo
quando
quei
prototipi
sono
riusciti
a
riprodursi
e
moltiplicarsi
ma
soprattutto
quando
entità
complesse
pluricellulari
hanno
preso
corpo
con
proprietà
vitali
e
con
capacità
che
erano
di
gran
lunga
di
più
e
diverse
se
confrontate
con
le
proprietà
delle
entità
semplici.
Questo
progredire
è
una
continua
creazione
della
vita
in
forme
nuove
e
più
nobili
che
peraltro,
se
nei
tempi
a
venire,
venisse
concesso
di
continuare
il
loro
processo
evolutivo
avrebbe,
probabilmente,
ancora
molte
meraviglie da realizzare.
Due concetti mi sembra derivino dal considerare questi fatti.
Il
primo
è
che
l’Evoluzione,
dai
primi
organismi
a
forme
di
vita
sempre
più
differenziate
ed
infine
coscienti,
è
andata
di
pari
passo
con
la
trasformazione
della
superficie
planetaria
da
ambiente
inorganico
di
rocce
ignee
e
fumanti
in
una
biosfera
ricca
di
tiepide
acque
in
grado
di
assicurare
lo
sviluppo
di
quei
sistemi
chimici
che
sono
necessari
allo
sviluppo
di
forme
di
vita
superiori:
così
vista
la
vita
non
è
una
proprietà
esclusiva
degli
organismi
viventi
ma
una
proprietà
che
non
può
prescindere
dall’ambiente.
La
vita
appartiene
al
pianeta,”
il
pianeta
è
vivo”,
ma
certo
non
in
maniera
irreversibile.
Parlare
della
vita
implica
che
dobbiamo
sempre
parlare
dell’
ambiente
,
argomento
che
da
sempre
è
al
centro
dei
miei
interessi.
Il
secondo
è
che
le
forme
di
vita
unicellulari
si
sono
evolute
quando
hanno
scoperto
la
simbiosi:
cioè
quando
organismi
semplici
che
avevano
possibilità
limitate
hanno
dato
origine
a
forme
con
insospettabili
capacità
quando
due
o
molte
autonomie
si
sono
integrate
in
strutture
complesse
con
varie
specializzazioni.
Ciò
ha
dato
origine
alle
meraviglie
del
mondo
animale
ed
infine
alla
coscienza.
La
simbiosi
è
l’arma
vincente
non
solo
della
pura
biologia:
mettere
insieme
capacità
di
vari
esseri
genera
impensabili
meraviglie
la
cui
distanza
dal
punto
di
partenza
si
misura
su
scale
logaritmiche
o
astrali.
Parlare
della
vita
implica
che
si
parli
del
prodotto
più
alto
che
la
vita
ha
generato
sulla
terra:
la
coscienza
.
La coscienza
L’uomo
è
certamente
un
essere
imperfetto
ma
che
è
in
grado
di
pensare.
Egli
guarda
il
creato
e
la
sua
mente
si
adagia
su
di
esso
come
un
manto
di
cera
versata
su
di
un
qualunque
oggetto
ed
egli
è
così
in
grado
di
conoscere:
egli
è
capace
di
risalire
a
fatti
che
si
sono
verificati
prima
che
l’universo
in
cui
vive
avesse
origine
e
la
sua
fantasia
si
proietta
nel
futuro
più
remoto.
Ha
scoperto
le
leggi
matematiche
e
e
la
musica
che
esistono
solo
nella
sua
mente
e
non
hanno
alcun
riscontro
materiale
in
natura.
Conosce
le
leggi
della natura e la più grande di esse: egli è capace di sapere cosa è bene e cosa è male.
Le
conquiste
intellettuali
del
moderno
uomo
occidentale
prendono
corpo
duemila
cinquecento
anni
or
sono
.
Erano
i
tempi
di
Pericle
quando
sull’acropoli
di
Atene,
Protagora,
il
grande
maestro
sofista,
proclamava
che
“l’uomo
è
la
misura
di
tutte
le
cose”.
Più
o
meno
negli
stessi
tempi,
Socrate,
a
chi
gli
riferiva
che
l’oracolo
di
Delfi
aveva
indicato
proprio
lui,
Socrate,
come
l’uomo
più
sapiente
di
Atene,
rispose
:”L’oracolo
indicando
me
volle
significare
che
poco
o
nulla
vale
la
sapienza
dell’uomo:
Io
infatti
so
soltanto
di
non
sapere”.
Tuttavia
sia
Socrate
che
tutti
i
grandi
filosofi
prima
di
lui
e
dopo
di
lui
non
si
arresero
al
fatto
di
”non
sapere”
e
tenacemente
vollero
conoscere
il
mondo
interiore
dell’uomo
e
quello
esterno
della
natura.
E
da
lì
nacque
la
grande
cultura
del
mondo
occidentale
che,
dopo
la
lunga
incubazione
dei
mille
anni
dell’era
di
mezzo,
è
esplosa
rigogliosa
e
superba
passando
di
vittoria
in
vittoria
fino
ai
giorni
nostri.
In
questo
percorso
la
nostra
cultura
ha
inglobato
il
messaggio
cristiano
dell’amore
per
il
prossimo:
sono
prossimo
l’altro
,lo
schiavo
,il
figlio,
i
figli
dei
figli
e
tutte
le
generazioni
future
ed
a
tutti
questi
si
deve
amore
secondo
il
dettato
di
Cristo
.
Il
cristianesimo
che
è
parte
integrante
del
mondo
che
abbiamo
costruito,
ci
chiede
di
dare
agli
altri
quello
che
loro
spetta
e
alle
future
generazioni
un
ambiente
dove
essi
possano
vivere
e
prosperare,
ma
è
chiaro
che
la
nostra
società,
tutta
presa
nella
corsa
a
conoscere
il
mondo
ed
a
compiere
le
grandi
scoperte
scientifiche,
corsa
che
fa
parte
del
nostro
diritto
e
del
nostro
dovere
visto
che
abbiamo
la
divina
capacità
di
conoscere,
questa
componente
della
sua
cultura
pare proprio che al momento la abbia dimenticata.
In
tutto
questo
percorso
i
più
grandi
filosofi,
da
Platone
a
Kant
passando
per
S
Agostino,
S
Tommaso,
Cartesio
hanno
cominciato
le
loro
speculazioni
riconoscendo
la
dualità
dell’uomo:
sensi
e
ragione,
capacità
di
percepire
e
capacità
di
elaborare
i
dati
dell’esperienza
e
di
conoscere
il
creato
con
le
sue
leggi
matematiche,
fisiche,
biologiche.
Alcuni
come
i
grandi
empiristi
inglesi
mettono
l’accento
sulla
priorità
dell’esperienza
sensoriale,
altri
danno
preminenza
alla
attività
della
ragione
come
i
razionalisti
(cogito
o
dubito,
ergo
sum
di
Cartesio).
Nessuno
di
loro
tuttavia
si
ferma
a
questa
evidente
dicotomia
dell’essere
umano
e
tutti
parlano
di
spiritualità
e
di
coscienza:
tutti
riconoscono
che
esiste
dentro
di
noi
un
luogo
in
cui,
in
base
alle
acquisizioni
dei
sensi
e
della
ragione
siamo
portati
a
cercare
un’interpretazione
del
creato
e
a
rispondere
alle
grandi
domande
del
perché
esiste
il
creato,
da
dove
esso
proviene,
chi
siamo
noi
e
che
senso
ha
la
nostra
esistenza.
Si
afferma
assai
spesso
che
in
tale
luogo
esista
una
conoscenza
innata,
un
grumo
di
nozioni
che,
anche
se
sopite
in
alcuni
per
varie
cause
ambientali,
ciascuno
può
ritrovare
in
se
stesso
come
patrimonio
del
suo
essere
un
uomo:
è
la
legge
morale
che
ci
suggerisce
fortemente
di
riconoscere
ciò
che
è
bene.
Dal
riconoscere
questo
principio
universale
dentro
di
noi
a
concepire
l’esistenza
di
qualcosa
di
superiore
immutabile
ed
eterno
il
passo
è
breve.
Tutti
i
filosofi
giungono
ad
affrontare
il
problema
dell’esistenza
di
Dio.
Molti
come
Tommaso
e
Cartesio
ritengono
che
con
la
sola
ragione
si
possa
dimostrare
che
Dio
esiste,
altri
come
Agostino
e
Kant
pensano
che
a
credere
nell’esistenza di Dio si giunga solo con la fede.
Io non oso parlare di Dio o di religione.
Mi sembra di poter fare due considerazioni.
Vedo
e
ascolto
che
molti
scienziati,
in
nome
dell’oggettività
scientifica,
si
dicono
o
appaiono
permeati
di
ateismo.
Io
ritengo
che
la
scienza
non
sia
diversa
dalla
vita
comune
in
cui
ciascuno
di
noi
opera,
conosce
e
giudica
le
cose
vere
o
false
in
base
a
delle
evidenze
ed
usando
tutto
il
suo
buon
senso.
Così
se
si
fanno
due
esperimenti
che
danno
lo
stesso
risultato
si
pensa
che
il
risultato
stesso
sia
vero,
né
più
né
meno
di
quanto
ciascuno
di
noi
fa
se
deve
valutare
il
tempo
necessario
per
compiere
un
certo
percorso
o
per
leggere
una
pagina
di
libro.
L’essere
scienziato
non
pone
quindi
un
individuo
in
posizione
privilegiata
o
peculiare
rispetto
alle
questioni
trascendenti:
una
tale
posizione
può
caso
mai
derivare
dal
tema
cui
lo
scienziato
si
dedica
ma
in
senso
positivo.
E’
chiaro
infatti
che
se
io,
come
uomo
di
scienza,
mi
trovo
a
dover
studiare
i
problemi
derivanti
alla
salute
dell’uomo
dalla
sua
interazione
con
le
forze
dell’
ambiente,
mi
viene
anche
da
considerare
quanto
sia
meraviglioso
che
esista
una
energia
che
è
ed
è
stata
in
grado
di
guidare
l’evoluzione
della
vita,
attraverso
le
enormi
difficoltà
create
dall’ambiente
all’essere
primordiale
fino
all’essere
pensante
e
dotato
di
coscienza
come
siamo
noi
.
In
base
a
queste
considerazioni
non
sono
affatto
portato
a
lasciarmi
convincere
dalla
tesi,
che
ho
spesso
sentito
esporre,
che
la
scienza
è
in
grado
di
spiegare
tutto
l’esistente
senza
ricorrere
ad
interventi
superiori
o
divini.
Dopo
aver
detto
umilmente
“non
so”
come
scienziato,
dentro
di
me
credo
fortemente
che
l’esistenza
dell’uomo
difficilmente si possa spiegare con il caso.
La
coscienza
non
mi
appare
solo
come
la
sede
di
una
legge
universale
che
accumuna
tutti
gli
uomini.
Rifletto
sulle
affermazioni
di
grandi
pensatori
(“conosci
te
stesso”
dei
filosofi
greci
o
“rientra
in
te
stesso,lì
abita
la
verità”
di
S
Agostino)
che
coincidono
con
l’idea
centrale
di
tutta
la
cultura
orientale
soprattutto
quella
contenuta
nei
Veda.
La
coscienza
è
anche
la
sede
di
un
Qualcosa
che
non
è
l’
”io”
derivato
dalle
esperienze
della
esistenza:
ripetutamente
si
parla
di
un
testimone,
uno
spettatore
immobile
che
guarda
lo
svolgersi
della
vita
di
ciascuno
di
noi,
una
fonte
di
saggezza
in
grado
di
suggerire
il
comportamento
conforme
al
dovere
ed
all’etica.
Un
qualcosa
che
di
cui
ci
rendiamo
conto
ora
quando
dalla
evoluzione
vitale
della
materia
è
emersa
la
coscienza:
è
possibile
che
tale
principio
prescinda
dall’esistenza dell’uomo e sia la causa della vita stessa.
Mi
debbo
fermare
qui
ma
credo
che
come
“uomini”
dobbiamo
tornare
a
prestare
la
massima
attenzione
a
questa nostra Voce interiore.
Professor Roberto Ronchetti